L'analisi muove dai dati raccolti da più fonti: un calo del 20,3% delle prestazioni ambulatoriali e specialistiche
Con la pandemia è cresciuta la fiducia degli italiani nel Servizio Sanitario Nazionale, ma pende la rinuncia 'forzata' alle prestazioni sanitarie non Covid nel periodo dell'emergenza. È questo il quadro che emerge dal convegno "Diagnosi e terapie: come riaprire le porte dell'accesso al Ssn", organizzato da Egualia. L'emergenza sanitaria, secondo quanto evidenzia il rapporto di Cittadinanzattiva su "Cittadini e cura delle cronicità" presentato al convegno, ha "messo sotto scacco il diritto alla salute.
Nella prima fase l'incapacità dell'Ssn di continuare a rispondere alla domanda di cura dei pazienti 'non Covid' è stata comprensibile ma già dalla seconda ondata è risultata ingiustificabile".
"Ora è necessario cambiare passo - sottolinea il segretario generale di Cittadinanzattiva Annalisa Mandorino -.Dobbiamo scongiurare il rischio, a fine 2021, di veder allungarsi le liste di attesa per le prestazioni non Covid con un ulteriore restringimento del diritto alle cure per i cittadini. Le risorse a disposizione delle Regioni per recuperare i ritardi devono essere utilizzate al più presto e non dirottate per altri scopi". Nove le proposte civiche per riaprire l'accesso all'Ssn: tra queste per le liste d'attesa prevedere un piano nazionale di recupero invitando le Regioni a rendere trasparenti le informazioni sui modelli organizzativi e i criteri operativi adottati, poi ripensare gli screening, potenziandone la capacità di erogazione dei programmi e per quanto riguarda il Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza, gestire le risorse avviando un processo "partecipativo e su più fasi".
Infine, la telemedicina, promuovendo una governance nazionale delle iniziative, l'assistenza territoriale e domiciliare. "È necessario - ha spiegato Enrique Häusermann (nella foto), presidente Egualia- recuperare la dimensione umana delle cure e per farlo occorre cogliere appieno l'opportunità del Pnrr rimuovendo in primo luogo le gravi disomogeneità regionali esistenti da decenni e ricordando per gli anni a venire tutti i cattivi frutti che la politica dei tagli lineari ha fatto emergere in occasione della pandemia".
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